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Inclusione: motore per innovazione e crescita

Inclusione: motore per innovazione e crescita

Il nuovo libro di Andrea Notarnicola.

Come può comprendere un mercato internazionale e plurale un team di dirigenti tutti laureati nelle medesime università e discipline, uniformi nelle convinzioni e nello stile, nei retaggi culturali e sociali, uguali per età anagrafica, sesso e orientamento sessuale? Questa la domanda alla base dello studio presentato nel volume Global Inclusion. Le aziende che cambiano: strategie per innovare e competere (ed. Franco Angeli) di Andrea Notarnicola, partner di Newton – Gruppo 24 Ore, responsabile delle strategie formative di Parks – Liberi e Uguali, consulente per il cambiamento culturale.

La tesi proposta è appunto quella di riconoscere che ormai la cosiddetta diversity (in tutte le sue eventuali e possibili declinazioni) non debba più intendersi solo quale tema etico di pari opportunità, ma debba invece essere interpretata da parte delle realtà aziendali moderne come un fondamentale approccio di business strategy.

Come sottolinea lo stesso autore «Il nuovo paradigma fondato sulla global inclusion rappresenta l’evoluzione delle politiche per le pari opportunità, basate sulle quote rosa, e della responsabilità sociale d’impresa. È un approccio complessivo: un orientamento globale che porta ogni azienda, al suo interno e al suo esterno, a considerare le ragioni della diversità come la nuova, fondamentale, leva competitiva». La novità è dunque questa: includere piuttosto che escludere non solo è eticamente e politicamente corretto ma, a conti fatti, anche conveniente.

A supportare quanto sostenuto i risultati empirci di diverse ricerche, tra cui quella della società di consulenza McKinsey, che ha analizzato un campione di aziende americane, inglesi, francesi e tedesche, rilevando come le imprese che abbiano board composti in maniera sostanziale anche da donne valgano – in termini di efficienza misurata contabilmente dal Roe e dalla crescita – un quarto in più rispetto alle altre, ma soprattutto constatando il miglioramento della fisiologia interna delle aziende che abbiano adottato in generale policy di inclusione (in cui le quote rosa sono solo una parte, non l’unica): in termini di qualità di lavoro in team (+57% rispetto allo standard), produttività del singolo (+12%) e creazione di un rapporto solido e duraturo con la clientela (+19%). Non solo, altri studi riportano anche come politiche aziendali di questo tipo abbiano la capacità di valorizzare tutte le funzioni e i ruoli segnalando miglioramenti delle performance nelle attività di reclutamento (61% dei casi), servizio clienti (58%), sviluppo di nuovi prodotti (49%), formazione (45%), ingresso nei nuovi mercati (42%), processi manageriali (40%) e coinvolgimento degli stakeholder (30%) (Dati riportati nell’articolo di P. Bricco L’inclusione crea più efficienza, Sole24Ore, 25 settembre 2014, p. 28). Anche in Italia si sta notando una crescente e progressiva attenzione verso i temi dell’inclusione, come ad esempio il caso di Barilla, che compare tra le altre practicies proposte nel volume insieme a Citi, Clifford Chance, Consoft Sistemi, Costa, Deutsche Bank, IBM, Ikea, Johnson&Johnson, Lexellent, Lilly, Linklaters, Microsoft, Newton, Roche, State Street, Telecom Italia ed altre ancora.

Un suggerimento di lettura che risulta di estrema attualità e di primaria rilevanza in un momento storico in cui le imprese sono chiamate all’inevitabile e continuo confronto con una realtà sempre più complessa, globale e caratterizzata da rapidi cambiamenti economici, politici, demografici e sociali.

Guarda la videointervista ad Andrea Notarnicola, realizzata dalla redazione di Job24.